C’era una volta ... Un bel po’ di tempo fa scrivevo in Vita quotidiana e storia della SS. Annunziata di Firenze nel Quattrocento ..., p. 24:
“Di nuovo era crisi nella Chiesa. Dopo la morte dell’imperatore [Sigismondo di Lussemburgo] (9 dicembre 1437) Eugenio IV aveva rotto le relazioni con il Concilio di Basilea proclamando un Concilio a Ferrara (aperto l’8 gennaio 1439), su pressione dell’imperatore d’oriente Giovanni Paleologo.
Cardinali, vescovi e prelati dovettero schierarsi.
Il papa, non sentendosi sicuro a causa delle guerre lombarde (il Piccinino aveva occupato Bologna nel maggio 1438), tornò a dimorare a Firenze. Vi giunse il 3 febbraio 1439, lo stesso giorno in cui morì il cardinale Cassino. Riaprì le sessioni del Concilio a Santa Maria Novella il 26 febbraio 1439".
Eccetera ... La storia è nota: il 6 luglio 1439 Eugenio proclamò a Santa Maria del Fiore l’unione delle chiese greca e latina, attuando ideali, desideri e politiche che in quegli anni erano espressi con vivacità sia dai grandi che dai piccoli a livello locale. O almeno così si legge in una pergamena dell’aprile 1438 riguardante una concessione fatta da Lodovico Maulini vescovo di Lucca (1435-1440) commissario e esecutore deputato dal santo sinodo di Basilea “super indulgentia concedenda exponentibus caritativum subsidium seu etiam spirituale sacrosancto operi unionis grecorum et orientalis ecclesie ortodoxe fidei et sancte romane et universali ecclesie ..." – sopra l’indulgenza per accordare agli esponenti il caritativo sussidio anche spirituale all’opera sacrosanta dell’unione dei greci e della chiesa orientale di fede ortodossa e della santa chiesa romana e universale ...
È riportata anche la destinataria: Antonia moglie di Antonio di Michele residente a Lucca “vitam mendicandi tenenti sive desideranti sive esse participe ... ". La donna poteva – “licite posse" – ovviamente conseguire l’indulgenza nelle circostanze dichiarate dalle lettere sinodali, cioè del Concilio.
La pergamena presenta poi un grande buco che impedisce altra lettura di senso.
Quell’aprile 1438 tra Firenze e Lucca la politica si stabilizzò. Le autorità fiorentine, cioè i Priori delle Arti e il Vessillifero di Giustizia, i Gonfalonieri delle Società del Popolo, i Dodici Buonomini e i Dieci di Balia si radunarono a Palazzo Vecchio e costituirono dei sindaci mandatari, procuratori e nunzi speciali nelle persone di Angelo di Iacobo degli Acciaroli milite, Nerio di Gino dei Capponi dei Dieci di Balìa e Niccolò di Bartolomeo dei Valori cittadini fiorentini.
Il loro compito era di aprire le trattative riguardo a ogni discordia, guerra, questione eccetera di Lucca contro Firenze, o come dice l’atto: “in concordia spetialiter et nominatim ad iniendum praticandum tractandum discutendum ventillandum faciendum firmandum et concludendum quamcunque pacem ligam confederationem intelligentiam, et quaslibet alias conventiones et pacta ...".
Il mandato scadeva il 15 maggio ma non ci fu bisogno di aspettare l’ultimo giorno. Lucca non poteva esimersi dal trattare, essendo circondata dai nemici. Firenze infatti aveva concluso nel 1437 patti con Camaiore, Montecarlo, Nozzano, Villa Basilica e con i più importanti centri della Lunigiana. La tregua triennale tra le due città pertanto fu stipulata il 28 aprile 1438 a Pisa e convertita in una lega di durata di 50 anni il 27 marzo 1441.
E fu un bene per i lucchesi che, anche se dovettero soffrie l’ostilità dei Malsapina e degli Estensi, poterono promuovere la pacificazione interna e la rinascita economica valorizzando le loro pregiate manifatture tessili.
Torniamo a Firenze.
Nella carta costitutiva è presente la lista dei nomi delle autorità del Comune.
È questa:
Signori Priori delle Arti
[esecutivo o Signoria]
Bernardo di ser Giovanni Ghini
Foresta di Forese Foreste
Bastiano di Matteo di Antonio Martini
Mariotto di Simone Orlandini
Bartolomeo di Matteo Cini
Pierozzo di Giovanni “Luce"
Andrea di Sinibaldo da Sommaia
Niccolò di Neri dei Macigni
Niccolò di Tommaso dei Malegonnelli vessilifero di giustizia [gonfaloniere, gestiva la giustizia e custodiva la bandiera cittadina]
Gonfalonieri delle Società del Popolo [compagnie popolari armate]
Feduccio di Niccolò dei Falconi
Antonio di Giovanni Benci
Luca di Donato Michelozi
Niccolò di ser Fiesco Borghi
Giovanni di Piero Mannucci
Zenobio di Giovanni dei Bucelli
Francesco di Iannozzo degli Alberti
Gherardo di Bartolomeo Gherardi
Francesco ser Guaspare Masini
Bianco di Agostino del Bene Spinelli
Filippo di Antonio del Vigna
Cambino di Niccolò Cambini linaiolo
Vieri di Piero Spine linaiolo
Filippo di Migliore Giunte
Meglino di Giovanni Magaldi
dom. Francesco di ser Benedetto Marchi
Dodici Buonomini [consiglieri della Signoria]
Matteo di ser Piero Mucini
Filippo di Giachi Micheli
Michele di Arrigo Gardi
Antonio di Giano Morelli
Filippo di Lorenzo Nutini
Daniele di Onofrio Azi
Andrea di Tommaso Betti
Niccolò di Francesco Giraldi
Francesco di Chimenti Guidotti
Bernardo di Alamanno dei Medici
Dieci di Balìa [magistratura straordinaria per la guerra]
dom. Lorenzo di Antonio dei Ridolfi “miles et doctor"
dom. Piero di Leonardo dei Becchennugi “doctor"
Giovanni di Simone di dom. Tommaso degli Altoviti
Nerone di Nigi di Nerone Dietisalvi
Alamanno di dom. Iacobo dei Salviati
Leonardo di Filippo dei Giugni
Puccio di Antonio Pucci
Neri di Filippo Neri rigattiere
Assenti
Antonio di Silvestro ser Ristori e Brancaccio di Michele di Feo Dini per i Dodici Buonomini e Cosimo di Giovanni dei Medici [Cosimo il Vecchio, † 1464] e Neri di Gino dei Capponi per i Dieci di Balìa.
La pergamena fu scritta nel palazzo del popolo di Firenze residenza dei priori e del vessillifero “in eorum solita audientia", presente Leonardo di Francesco Bruni cancelliere [umanista, scrittore † 1444], ser Bartolo di ser Giovanni di Iannino scriba dei Signori, ser Bonaguida di Bartolomeo di Bindo notaio delle estrazioni del Comune e frate Silvestro di Salimbene custode del sigillo di Firenze.
Notaio rogatore fu Giovanni del fu ser Iacobo dei Salvetti che era al servizio dei Dieci.
Paola Ircani Menichini, 26 febbraio 2022. Tutti i diritti riservati.
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